Uomo politico e pubblicista francese. Figlio di una scozzese protestante e di un
nobile francese emigrato durante la Rivoluzione, dopo la Restaurazione
borbonica, trascorse alcuni anni a Stoccarda dove suo padre era stato inviato
come ambasciatore. Terminati gli studi nel collegio Sainte-Barbe di Parigi, nel
1828 raggiunse la famiglia a Stoccolma. Conobbe e frequentò J.L. Studach,
il futuro vescovo cattolico della Scandinavia, e fu da lui che ricevette
l'impulso a unire fede e cultura. Visse poi in Irlanda dove conobbe O'Connell.
Ritornato a Parigi nel 1830, entrò come collaboratore a "L'Avenir", il
giornale fondato da Lamennais, di cui condivise il radicalismo cristiano,
l'avversione per l'autorità assoluta dello Stato laico e in seguito per
la monarchia orleanista in nome di un regime democratico, concepito secondo
moduli teocratici. In collaborazione con Lamennais fondò poi l'agenzia
generale per la difesa della libertà religiosa, che ottenne numerose
adesioni in tutta la Francia. Sia il giornale sia l'agenzia ricevettero
l'opposizione dei capi della Chiesa francese, e indirettamente di Gregorio XVI.
Successivamente nell'enciclica
Mirari vos (1832), il pontefice si
espresse in favore dell'obbedienza al potere secolare e condannò
esplicitamente la dottrina lamennesiana.
M., comunque, continuò la
sua battaglia in favore del cattolicesimo liberale e nelle pagine
dell'
Avenir, il cui motto era "Dio e Libertà", si fece sostenitore
di un'assoluta libertà di religione e di insegnamento per l'emancipazione
dell'istruzione dal monopolio dell'
Université napoleonica. Nel
maggio del 1831 aprì a Parigi, senza chiedere l'autorizzazione, una
scuola (
Ecole libre): questa sfida all'autorità statale gli
costò un processo davanti all'Alta Corte del Senato, privilegio
riservatogli perché succeduto al padre nel titolo di pari. L'irrisoria
condanna a cento franchi di multa, lo incoraggiò a pubblicare nel 1843 lo
scritto
Del dovere dei cattolici sulla questione della libertà di
insegnamento, con cui dava inizio alla sua battaglia per la libertà
d'insegnamento a tutti i livelli. La sua influenza fu tale che il Governo
finì col presentare un progetto di legge sull'istruzione pubblica che
cadde in quanto giudicato inaccettabile dall'episcopato. In seguito a questa
vicenda,
M. creò un comitato per la difesa della libertà
religiosa e pose le premesse per una battaglia politica su scala nazionale. Il
successo del suo appello apparve evidente nelle elezioni del 1846, in cui
vennero rieletti 140 deputati che si erano impegnati a sostenere la sua
richiesta per la libertà dell'insegnamento cattolico. Il successo
politico conseguito fu annullato dalla Rivoluzione del 1848. Egli accettò
il nuovo ordine e fu eletto deputato all'Assemblea nazionale. Sostenne poi la
candidatura a presidente della Repubblica di Bonaparte; tuttavia, dopo il colpo
di Stato bonapartista, passò all'opposizione, che condusse dapprima in
Parlamento e dopo il 1857 sulle pagine del giornale "Le Correspondant". Nel 1863
partecipò al congresso cattolico di Malines in cui riaffermò il
suo cattolicesimo liberale, esprimendo il proprio favore alla reciproca
autonomia del potere temporale e del potere spirituale. I discorsi da lui
pronunciati al congresso furono poi raccolti in volume sotto il titolo
La
chiesa libera nello Stato libero. Egli vi affermava la propria accettazione
della libertà religiosa con il rischio connesso dell'eresia e paragonava
la persecuzione religiosa a quella politica ponendo a confronto l'inquisizione
spagnola che, in nome della verità, pronunciava sentenze di morte, e la
rivoluzione francese, che pronunciava sentenze in nome della libertà e
della fratellanza. Tuttavia, la sua concezione della libertà in senso
democratico, di una libertà cioè "fondata sul diritto di natura e
sull'eguaglianza", gli valse una denuncia del vescovo di Poitiers. Pio IX,
d'altro canto, pur affermando che la Chiesa non avrebbe mai potuto riconoscere e
approvare la libertà di coscienza in linea di principio, si astenne
dall'emettere una condanna personale, rimandando quelle delle dottrine liberali
da lui enunciate alla pubblicazione del
Sillabo (1864). Tra le opere:
Gli interessi cattolici del XIX sec. (1852),
I monaci dell'occidente
da San Benedetto a San Bernardo (7 volumi, 1860-77) (Londra 1810 - Parigi
1870).